La storia del capriolo Moscatel
di Giorgio Menegatti "Sette"


Presentazione di Filippo Menegatti:
La baionetta del Milite ignoto: nonno Giorgio racconta una storia speciale

Oggi voglio raccontarvi una storia speciale. Nel corso di questa pandemia, che speriamo stia per volgere al termine, la mente di un nonno si è messa in moto per fare un regalo speciale per il suo 7°compleanno al nipote Luca. Durate i lunghi giorni di lockdown il nonno Giorgio ha deciso di metter nero su bianco alcune delle storie della sua giovinezza, integrandone poi con storie di fantasia legate anche ai recenti eventi di Vaia. Nasce così il racconto “La storia del Capriolo Moscatel” che parla dell’incontro nei boschi di Foza tra un bambino e un giovane capriolo.

Ora però non vi parlerò di questo racconto ma di una delle storie di fantasia, ma non troppo, contenute all’interno del racconto. La storia parla della terribile tempesta Vaia che nell’ottobre del 2018 ha colpito pesantemente l’Altopiano di Asiago e anche i boschi di Foza, in particolare nella zona di Marcesina. Migliaia sono stati gli Abeti rossi abbattuti e tra questi uno in particolare, maestoso e ultracentenario; uno dei pochi scampati alla devastazione della Grande Guerra, ma anche lui ha dovuto arrendersi dopo cent’anni alla furia dei cambiamenti climatici e a venti a 200 km/h. Qualche tempo dopo la ditta boschiva Fratelli Oro, acquistava il lotto di legname dove al suo interno si trovava anche questo abete dal diametro di quasi un metro. L’abete proveniva dal “Tonderecar” che nella nostra antica parlata cimbra significa “Colle dei Tuoni” per identificare una località dove spesso cadono dei fulmini.

Il lotto venne inviato alla Segheria Fratelli Omizzolo sempre a Foza, creando un ottimo esempio di filiera corta. Nella segheria tutti i tronchi “antichi” vengono analizzati al metaldetector per evitare la possibilità che al suo in- terno ci siano dei residui metallici che possono danneggiare gli strumenti di taglio. Quel giorno però, il lavoro era tanto e il tempo per le consegne poco e l’Abete del colle dei Tuoni “sfuggi” al controllo ritrovandosi sotto l’enorme sega circolare per essere lavorato e aver una “seconda vita” come trava- tura o magari parte di un’abitazione altopianese. In pochi secondi un rumore stridulo e metallico, simile a un lamento e una fumata nera fecero subito presagire il peggio agli addetti al taglio. La lama aveva incontrato quasi al centro del tronco qualcosa di robusto, che le aveva decisamente sbarrato la strada.

Il tronco venne tolto dalla piattaforma di lavoro e subito i fratelli Omizzolo che portano avanti l’impresa di Famiglia, prima del nonno e poi del padre e dello zio, si resero conto che la costosa lama era irrimediabilmente danneggiata. Qualche ora dopo fui chiamato lì per vedere il danno e ci rendemmo conto che non si trattava di una semplice scheggia di granata, una delle migliaia o addirittura milioni che sibilarono tra i nostri monti tra il 1915 e il 1918 strappando via vite e OPEN DAY DELLA MISERICORDIA devastando ogni cosa. All’interno di quel tronco c’era una baionetta e subito ci venne in mente la frase che “La Grande Guerra dopo cent’anni, fa ancora danni”.

Ora quel tronco con ben visibile la baionetta è esposto a monito e ricordo presso il MECF Museo Etnografico della Comunità di Foza nella sezione relativa alla Prima Guerra Mondiale. E da qui che parte il racconto “La Baionetta del Milite Ignoto” ideato dal nonno Giorgio, per gli amici “Joani” o “Cavaliere”. Questa una piccola parte del racconto: “La baionetta era conficcata nel tronco dell’abete rosso. [...] Solo il soldato che ha compiuto tale gesto potrebbe raccontarne la storia. Forse era stata piantata su di un piccolo abete che serviva per sostenere un angolo della sua baracca, o forse era stata messa li per sostenere la lampada a olio o a carburo, che veniva accesa per la notte, o forse reggeva il pastrano che indossava il soldato quando la notte faceva la sentinella, in quel luogo desolato ricoperto di uno strato immenso di neve, con il gelo che entrava nelle ossa e che era difficile da sopportare. [...] ma noi non lo sapremo mai. [...]

Ma la baionetta, conficcata nel cuore del grande abete rosso, ci ha trasmesso comunque un messaggio di dolore a testimoniare quanto sia stata nefasta la guerra per tutti i giovani soldati dell’una e dell’altra parte, e per le popolazioni civili strappate dalle loro case, bombardate e distrutte senza un perché!!!” Purtroppo, triste realtà anche di questi giorni.

Per chi volesse ripercorrere quei luoghi, ora immersi nella tranquillità, consiglio il facile itinerario da malga Fratte, lungo i “Percorsi storico-naturalistici della Montagna di Foza” segnaletica verde e azzurro n° 5. Maggiori informazioni presso il Museo di Foza - www.museodifoza.it